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ottobre 28, 2013

Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte)


Quest'ultima foto mi dà l'occasione di sottolineare che, mentre un bonsai è in costruzione, può non avere la forma e le proporzioni del disegno finito. Dovendo per esempio lasciar allungare i nuovi rametti, è normale che la chioma risulti in breve tempo sovradimensionata e disordinata, ma questo non è un problema, non bisogna avere fretta di vedere subito il nostro alberello delle dimensioni definitive! Solo quando il lavoro sarà più o meno terminato si avrà più cura di mantenere la chioma in proporzione, tuttavia anche a quel livello ci saranno sempre dei periodi in cui i rametti si fanno crescere un po' e andare fuori forma, per poi cimare e riportare i palchi in forma. Inoltre, ogni tanto anche a bonsai finito è necessario lasciar crescere rami di sacrificio, che temporaneamente usciranno decisamente dalla silhouette della chioma, come ho già accennato. In definitiva un bonsai, anche quando è finito, non può essere "perfetto" per tutto l'anno e/o tutti gli anni.

 

Ecco i passaggi di questo step di fine primavera (inizio Giugno 2013). Prima di tutto ho dato una potatina a tutti i rametti tenendomi per il momento un po' più lunga del necessario, ed ecco come si presentava la pianta:

come creare un mame da una talea di olm o cinese_04
Il filo stava leggermente incidendo i rametti, per cui era proprio ora di toglierlo. Tolto il filo ho visto con piacere che i rametti tenevano la forma che gli avevo dato. Ecco come si presentava l'olmetto una volta tolto il filo:
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Prima di procedere con la chioma, ho tolto uno strato superficiale di terriccio, per andare a controllare lo stato della radice che avevo filato a Febbraio. Durante il rinvaso di fine inverno infatti avevo avvolto una piccola radice con un filo per dargli una direzione e un andamento migliore, e avevo avvolto questo filo in modo molto lasco affinchè la radice non venisse strozzata in poco tempo (intervento di cui avevo postato foto e descrizione). Ora sono andata a controllare e questo è quello che ho trovato:
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Il filo è ancora piuttosto largo rispetto alla radicina, dunque ho deciso di lasciarlo ancora per qualche altro mese.


A proposito di radici, vi faccio notare come la base della piantina che si vede bene nell'ultma foto, nelle precedenti era un po' interrata, e a fine lavorazione l'ho interrata di nuovo: per il momento, finchè la pianta è in vaso da coltivazione, preferisco così, poi abbasserò il livello del terreno in modo che si veda la base quando rinvaserò nel vasetto da mame.


Per quanto riguarda la ramificazione, primo e secondo ramo hanno assunto la forma che volevo, ma ora c'era da filare e direzionare la ramificazione secondaria su essi, per cominciare a dare una forma ai palchi.
Questa volta ho usato il filo di alluminio da 1mm.
Ecco il particolare della filatura di un secondario sul primo ramo (siamo sul primo ramo basso, lo vedete a destra invece che a sinistra perchè la foto è fatta dal retro):

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Poi ho filato un altro secondario sul primo ramo basso, e poi anche un secondario sul secondo ramo, che ho mandato verso il retro per farne un palco di profondità, come spero si veda e si capisca in questa foto (lo vedete sulla destra, che va un po' verso il basso e verso il retro della pianta):
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Come si nota dalle foto precedenti, anche questa volta ho ancorato i fili al moncone che ho lasciato apposta per questo scopo, e devo dire che è utilissimo! Il prossimo inverno però credo che lo toglierò.


Notare anche che man mano che sistemavo i rametti li ho anche accorciati ancora un po' (inizialmente li avevo lasciati di proposito un po' lunghi).


Poi ho filato un altro secondario del secondo ramo, e con lo stesso filo, salendo per il tronchetto, sono andata a filare anche il terzo rametto primario, che viene quasi verso il fronte. Nella foto precedente lo vedete in alto a sinistra, quello un po' più grossetto, e come vedete andava verso l'alto. L'ho filato e abbassato, e questa è una foto del particolare, la foto però è presa lateralmente (dal lato destro) e non dal fronte, in modo che si vedesse meglio:

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In quest'ultima foto in pratica si vede il terzo rametto primario che va verso il fronte (in alto a sinistra nella foto), e il ramo di profondità che va verso il retro di cui ho parlato prima (in basso a destra nella foto).


Ricapitolando, in questo step ho fatto filatura e impostazione dei secondari del primo e secondo ramo primario, nonchè del terzo ramo primario.


Ecco una foto del risultato finale, in cui ho tolto con Photoshop il moncone di ancoraggio per i fili, in modo che non disturbasse l'aspetto d'insieme:

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Come al solito in foto sembra tutto più schiacciato, ma la chioma dal vivo è molto tridimensionale, sia sul primo che sul secondo ramo si stanno già formando i palchetti belli allargati, con diverse ramificazioni secondarie aperte più o meno come le dita di una mano aperta. A me piace molto come sta venendo!
Per dare un minimo di idea tridimensionale metto un'altra foto presa un po' dall'alto e di lato:
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Ultima osservazione: in queste ultime foto non avevo ancora reinterrato la base, per cui si può vedere finalmente l'aspetto della piantina compresa la parte bassa del tronco e la partenza delle radici (nebari), un po' come sarà nel vaso definitivo.
Prossimi interventi: ora dovrebbero spuntare nuovi germogli dalle gemme sotto le foglie; li farò crescere un po' ma non troppo, dovrò cimarli presto, non devo far prendere diametro ma devo creare ramificazioni, ma la piantina è in salute ed è adeguatamente concimata, e quindi è preparata per questo tipo di intervento. Col prossimo aggiornamento vedremo se tutto è andato come previsto!


Metà Giugno 2013: come previsto, in breve tempo si sono aperte tutte le gemme sotto le foglie che avevo lasciato!
Questo è un particolare del primo ramo basso:
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Ed ecco i nuovi germogli sul secondo ramo:
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1 Luglio 2013: dopo aver fatto crescere un po' i nuovi germogli, come avevo detto anticipatamente li ho cimati abbastanza presto, senza farli ingrossare troppo, e questo è il risultato ottenuto:
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Ancora la ramificazione è appena accennata, ma con questa potatura la chioma ha più o meno la dimensione di come sarà la chioma definitiva, e quindi si comincia a intuire l'aspetto finale. In verità il bonsai ora appare un po' "infossato" ma è comprensibile, visto che come ho già spiegato in passato la base ora è un po' interrata.

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ottobre 27, 2013

Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (4a parte).

Per via dell'inverno non troppo rigido, insieme probabilmente a un lieve eccesso di concimazione, la piantina ha tenuto le foglie anche d'inverno invece di spogliarsi come gli anni scorsi. E' rimasta comunque immobile fino a fine Febbraio, quando hanno cominciato a gonfiarsi le gemme, per cui ho deciso di intervenire e rinvasare.


Prima di tutto ho potato il lungo ramo di sacrificio (anche se l'ho lasciato un pelo più lungo del dovuto, sarà rifilato in un secondo momento) e ho potato anche gli altri rametti; poi ho tagliato via quasi tutte le foglie lasciandone giusto una o due in cima ai rametti, in modo da muovermi meglio per la filatura; quindi ho appunto applicato il filo e ho rimesso meglio in posa la parte alta del tronchetto e direzionato bene gli altri rametti lasciati (eccetto il primo ramo basso). Che faticaccia, eheheheh! Ho usato filo da 1.2mm, 1mm e persino uno da 0.5mm (praticamente un capello di rame). Ecco il risultato:

come creare un mame da una talea di olm o cinese_03
Peccato che in foto non si vede bene, ma il primo e il secondo ramo stanno già prendendo forma presentando già una biforcazione, mentre più sù ci sono già un rametto di profondità e un rametto quasi sul fronte! Questi ultimi due danno molta tridimensionalità alla piantina, tuttavia non è detto che terrò proprio questi, magari li sostituirò con altri, vedremo, intanto mi occupo dei primi due più bassi.
Una volta fatta la filatura e impostazione, ho svasato la piantina. Le radici in un solo anno erano cresciute molto, la più lunga era lunga più di 80cm! Ancora non mi capacito di come potesse stare tutta in quel vasetto!
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Ho ovviamente potato le radici. Inoltre ho approfittato della manegevolezza della piantina fuori dal vaso per applicare un tirante al primo ramo basso, che aveva preso bene la forma ma si era leggermente rialzato rispetto a come l'avevo messo con la prima filatura dell'anno scorso. Ecco quindi una foto con le radici potate e il tirante per abbassare il primo ramo basso:
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Ecco un primo piano del tirante, dove si nota che lì dove il filo va a fare forza sul ramo ho messo come protezione un piccolo pezzettino di gomma (di camera d'aria di bicicletta):
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Tra le radici ce n'era una che non era diretta in modo corretto, dunque ho deciso di avvolgerla con un filo e direzionarla così nel modo corretto. Ecco il particolare:
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Ho messo volutamente il filo non aderente alla radice ma molto molto lasco, lento. Infatti le radici si possono direzionare con diversi metodi (tiranti, forcine, filatura, ecc); se si decide di farlo con la filatura bisogna stare molto attenti e avvolgere il filo in modo molto molto lasco, perchè solitamente non si ha la possibilità di andare a togliere il filo prima di un intero anno, in occasione di un altro rinvaso, e in tutto quel tempo la radice molto facilmente può venire strozzata dal filo! Ecco perchè ho applicato il filo con spire così larghe. Ad ogni modo la radice è abbastanza superficiale, dunque avrò modo di controllare fra qualche mese se il filo comincia a segnarla scavando leggermente.


Ecco dunque l'aspetto finale della piantina che, come avevo detto, per questa volta ho rimesso nello stesso vaso:

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Per il rinvaso ho usato lapillo come strato di drenaggio, e per il resto un mix di pomice, ghiaino spezzettato e un po' di TU.


Sono molto soddisfatta del risultato! E' stato molto faticoso fare queste operazioni chirurgiche, ma è andato tutto bene.


Ah, ovviamente, come già detto, il moncone del vecchio tronco non fa parte del disegno finale, l'ho lasciato per ancorarci i fili (utilissimo!). In futuro però lo eliminerò, quindi posto una foto ritoccata in cui ho cancellato col Photoshop il moncone in questione (lì dove indica la freccia), in modo che si percepisca la struttura vera della piantina:
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Questa invece è una foto fatta dal lato destro, per farvi vedere il movimento del tronco visto lateralmente:
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Il fronte ovviamente è quello indicato dalla direzione della freccia. Come si vede in questa foto laterale, e ho evidenziato con la linea tratteggiata, il tronchetto visto dal fronte va verso il retro per il primo tratto, per poi riportarsi verso il fronte nella parte apicale, e questo (eccetto che per alcuni particolari stili come l'eretto formale) è un concetto valido in generale nel bonsai: il tronco deve presentare un leggera concavità verso il fronte in modo che l'apice sia portato verso l'osservatore, è un gioco di prospettive che migliora l'aspetto del bonsai.

Marzo 2013: i nuovi germogli:
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Inizio Aprile 2013: germogli in allungamento:
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Come già detto, non è il caso di cimare quando i germogli sono a questo stadio, erbacei e con le foglie ancora tenere e verde chiaro, perchè ancora non hanno cominciato a sintetizzare sostanze e quindi a far accumulare nuove energie alla pianta che fino a questo momento, invece, ha sfruttato le energie accumulate precedentemente per far aprire le gemme e allungare i germogli.
Fine Aprile 2013: i rametti nuovi, lasciati allungare indisturbati:
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Inizio Giugno 2013: ed ecco la piantina con rametti e foglie maturi, pronta per un altro step:
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ottobre 26, 2013

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Settembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

Sono rimasto molto sorpreso delle statistiche che mi ha presentato il mese di settembre scorso.

 

In tutta sincerità mi sarei aspettato molto di più da Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (1a parte, 2da parte y 3a parte).

 

Non mi ha invece sorpreso l’articolo legato a un classico del bonsai:La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata. Un articolo che è la prova di come certi argomenti suscitano interesse e di come non è sbagliato prenderli in considerazione.

 

1.- La mia collezione personale de vasi e sottovasi per bonsai (2a parte).

2.- La mia collezione personale de vasi e sottovasi per bonsai (1a parte).

3.- Il Pino Silvestre come bonsai (2a parte).

pino silvestre_thumb[2]ll pino silvestre occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini, all'Europa del nord sino all'Asia nord-orientale. Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità del suolo. Frugale vegeta su qualsiasi substrato, ha rapido accresci mento e può raggiungere i 40 metri di altezza. Il legno di questa specie, soprattutto nella sua varietà scozzese, chiamata Scots pine o pino della Caledonia, è di ottima qualità; presenta alburno biancastro e durame rossastro, è resistente e facile da lavorare; particolare è il viraggio della vegetazione di quest' ultimo, che ha un colore tendente all'azzurro intenso, molto affascinante soprattutto nel periodo invernale nonché corteccia più liscia rispetto al nostro pino silvestre.

4.- Il Pino Silvestre come bonsai (1a parte).

pino_silvestreIl periodo migliore per la raccolta in natura è sicuramente la primavera,all'allungarsi delle candele, prima del loro schiudersi, avendo l'accortezza di proteggere le radici con stracci umidi, in quanto è già motivo di soddisfazione riuscire a raccogliere materiali senza zolla ma con numerosi capillari, che vanno pertanto trattati con grande cura e mantenuti umidi fino alla posa in vaso. Un substrato costituito da pomice o pozzolana di granulometria media risulta essere ideale per un buon attecchimento, umidificando spesso la chioma con acqua a basso contenuto calcareo con l'aggiunta di fitostimolanti e ponendo sopra al substrato un piccolo strato di sfagno sminuzzato che permette di mantenere un grado di umidità ideale per il buon esito dell'attecchimento.

5.- La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata.

La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata, definisce la struttura del bonsai, si eliminano i rami non necessari, o con dei difetti e si crea spazio tra foglie e rami per consentire a tutta la pianta di ricevere aria e luce. Nella potatura di impostazione si lasciano dei rami non necessari per aumentare il vigore di alcune zone o per fare ingrossare il tronco. Per equilibrare il vigore dei rami si potano i rami forti e si lasciano crescere quelli deboli, generalmente il vigore maggiore dei rami è verso l'apice e nei rami più alti, controllando le gemme in inverno si può determinare la zona più forte ( gemma grande più vigore, gemma piccola meno vigore).

6.- Come accorciare I tempi: In termini di tempo, il bonsai è lento.

II ginepro comune (Junìperus communis) cresce sia in terreni acidi che calcarei. Questo soggetto ha una forma notevole ed è il tipico materiale che si può trovare in natura: la sua altezza di circa 1 metro e mezzo lo rende inadatto alla coltivazione bonsai.
In termini di tempo, il bonsai è lento: il pro­cedimento per creare un albero piacevole può richiedere decenni. Bisogna pensare in termini di anni e stagioru vegetative piuttosto che in mesi o giorni. In un certo senso, ciò è tipicamente orientale dal momento che in quella cultura tutti ac­cettano che certe cose semplicemente non possono essere fatte più in fretta.

7.- Azalea, bonsai del portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

AZALEA (Rhododendron)

L’Albero delle rose (rhododendron) è il nome in latino di questo bonsai dal portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di struttura e di colore dei fiori, ma tutte sono adatte alla coltivazione a bonsai.

Infatti, la splendida fioritura, le piccole foglie, il tronco rugoso con le radici di base (nebari) che si allargano a raggiera, sono qualità che permettono di realizzare in pochi anni, degli esemplari di notevole effetto.

8.- In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata.

In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata. La sua meravigliosa fioritura sui rami ancora nudi, che può essere bianca, o fuxia, appare come d’incanto in gennaio-febbraio, quando la natura circostante è ancora immersa nel lungo sonno invernale.
Grazie alla corteccia scura, aspra e irregolare, in pochi anni assume l’aspetto di un albero centenario, facendo sembrare un vero prodigio l’apparizione dei suoi splendidi fiori. Pur essendo un albero da frutto, questo bonsai ha una buona resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali; inoltre, è una essenza molto rustica, che può essere gestita anche dai bonsaisti meno esperti.

9.- Quercia, simbolo di forza e maestosità.

La quercia, fin dall’antichità, è citata come simbolo di forza, di maestosità e di lunga vita.

In effetti, il bonsai di Quercia irradia una senzazione di potenza e vigoria, che poche altre piante riescono a trasmettere. Il tronco è robusto e squamato, i rami sono potenti e affusolati, mentre le foglie, alterne e dentate, possono resistere anche due anni prima di cadere; infine, la produzione delle ghiande evoca nell’osservatore dolci ricordi giovanili. Le specie di questa famiglia sono moltissime ( Farnia, Rovere, Cerro, Leccio, Sughera, ecc.) ma in questo capitolo parleremo della Roverella. Questa pianta, che deve il suo nome (Quercus pubescens) alla microscopica peluria presente sulla pagina inferiore delle foglie, in natura vegeta benissimo sia nel caldo della Sicilia, sia nel freddo delle Alpi, fino ai 1500 metri di altitudine; sopporta i terreni calcarei e resiste molto bene alla siccità. Le doti di resistenza appena elencate, unite all’aspetto maestoso ed affascinante, anno permesso a questa essenza di diventare una delle specie più utilizzate nella tecnica bonsai.

10.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Giugno 2013: i 10 articoli più cliccati.

AzaleaJaponica_02 Le azalee sempreverdi del Lago Maggiore.

Arbusto d’origine orientale, adattatosi ai nostri climi sin dall’Ottocento, possiede oggi una vastissima offerta varietale, composta da differenti specie, da vecchie cultivar del lago e da recenti ibridi belgi ed americani.
E’ una pianta rustica, molto longeva, ed il suo apparato radicale ridotto è ideale per la coltivazione in vaso, ma splendida per la formazione di macchie policrome nei parchi e giardini. La produzione interessa arbusti accestiti, compatti e molto fioriferi, con una gamma cromatica assai ampia ed una miriade di variazioni intermedie, composte anche da variegature e marginature dei petali.

 

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Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (3a parte).

Come si nota, la piantina ha già acquistato il suo carattere e l'impronta del futuro disegno è già evidente, anche se sono presenti solo il primo e il secondo ramo principale: le ramificazioni successive (terzo ramo, quarto ecc) si dovranno necessariamente creare in un secondo momento, perchè dovranno essere di diametro sempre più piccolo man mano che si sale verso l'apice. Il discorso è ovviamente generale, in questo caso i diametri sono così piccoli che difficilmente otterrò grosse differenze tra i primi rami bassi e i successivi, ma il principio è questo.


Durante la piega del secondo ramo è stato necessario fare una "scosciatura", di cui mostro il particolare al centro di questa foto:

come creare un mame da una talea di olm o cinese_02
La scosciatura è un'altra tecnica che si usa spesso nella creazione di un bonsai. Se un ramo parte da un tronco facendo un angolo troppo stretto e noi vogliamo abbassarlo (aumentando quindi l'angolo), se lo pieghiamo solamente otterremo un antiestetico effetto "canna da pesca", perchè il ramo si curverà verso il basso ma l'attaccatura al tronco resterà con la stessa inclinazione di prima. Per ottenere un buon risultato estetico, dovremo cambiare proprio l'angolo di inserzione del ramo al tronco "scosciandolo", cioè distaccando leggermente la base del ramo dal tronco, in modo da aumentare l'angolo, cambiando cioè l'inclinazione del ramo anche all'attaccatura.


La scosciatura, provocando una ferita alla base del ramo, può sembrare una tecnica invasiva e pericolosa, invece se fatta nel periodo e nel modo giusto non lo è affatto, e la ferita si rimargina presto. La scosciatura si applica principalmente in due casi: ai rami delle conifere anche di grandi dimensioni, e ai rametti delle latifoglie molto giovani (di solito getti dell'anno ancora semilegnosi).
Tornando alla mia piantina, il secondo ramo partiva diretto troppo verso l'alto, per questo ho dovuto fare la scosciatura, ovvero l'ho leggermente separato dal tronchetto, ho praticamente spaccato un po' e allargato la biforcazione, in modo che il rametto partisse leggermente verso il basso. I primi rami bassi di un bonsai, infatti, devono partire sempre piuttosto orizzontalmente o verso il basso, a rappresentare rami vecchi di una pianta vecchia.


Giugno del 2012, appena due settimane dopo l'intervento:
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La piantina, come si può vedere, ha risposto molto bene, e la ferita della scosciatura si è rimarginata perfettamente.
A fine Giugno del 2012 ho slegato la piantina: i rami hanno preso abbastanza bene la forma, la parte alta del tronchetto invece tendeva a tornare leggermente da una parte, così l'ho legato con un tirantino fissato al moncone di cui ho già detto. Ecco una foto dal retro che mostra il tirante:
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A Settembre del 2012, la pianta ha questo aspetto (primo piano):
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Foto complessiva della pianta:
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In questa foto, oltre al fatto che già posso tenere il mio bonsai nel palmo della mano con mia grande commozione, si può notare di nuovo l'uso di un altro ramo di sacrificio. Avendo infatti creato il primo e il secondo ramo contemporaneamente, questi erano più o meno dello stesso diametro; siccome invece occorre che il primo ramo basso sia il più grosso di tutti, dal suo apice ho lasciato crescere indisturbato un ramo di sacrificio: in questo modo il primo ramo basso aumenterà di diametro molto più velocemente dell'altro, e quando avrà raggiunto la giusta dimensione potrò eliminare il ramo di sacrificio e creare il palchetto normalmente.
Spero che la mia esperienza fino a questo punto possa essere stata utile. I prossimi step saranno dedicati alla formazione dei rami primari successivi, e alla creazione della ramificazione secondaria e di ordine superiore; nel contempo la piantina verrà rinvasata ogni anno per sistemare l'apparato radicale, dapprima nello stesso vaso, poi via via in vasi sempre più piccoli.

 

Ecco un ulteriore step.
A Febbraio 2013 la piantina si presentava così (il ramo di sacrificio, che esce dalla foto, era molto lungo, come si vede nelle foto passate):
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Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (2a parte).

Subito dopo ho potato anche le radici, che si erano sviluppate molto.

 

Purtroppo, come si nota anche in foto, ho trovato alla base della pianta tre radici principali un po' troppo grosse, ma l'olmo tende a fare queste radici cicciotte, quasi tuberose: con i prossimi interventi cercherò di eliminare le radici grosse e sostituirle con più radici ma più piccole, ma per questa volta le ho solo potate.

 

Poichè la pianta non doveva più crescere indisturbata e veloce ma dovevo cominciare a creare un apparato radicale fine e fitto e soprattutto la ramificazione, ho rinvasato la pianta in un vaso più piccolo, un vasetto bonsai, sempre sovradimensionato per la pianta, ma più piccolo della precedente ciotola.

come creare un mame da una talea di olm o cinese_01
In questa foto fatta durante il rinvaso si vedono i fili con cui ho legato la piantina ai fori di drenaggio del vaso:
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Come substrato ho usato un mix di tefralite (un tipo di lapillo simile alla pomice), sabbia e un po' di Terriccio Universale.
Marzo del 2012: ottimo e vigoroso risveglio dalla stasi invernale:
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Aprile del 2012: nuovi getti in allungamento:
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Inizio Giugno del 2012:
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A questo punto era giunto il momento per un altro intervento: cimatura dei rametti e prima impostazione.


Questo era proprio il momento più adatto per queste operazioni. Si consideri infatti, per esempio, la foto di aprile 2012: si vede bene come i rametti in allungamento sono ancora erbacei e le foglie tenere; a questo stadio crescono ancora con la spinta delle riserve accumulate precedentemente, è dunque un errore potare i rametti in questo momento, perchè si costringerebbe la pianta a ricrearne di nuovi, con nuovo dispendio di energie, senza averle dato il tempo di accumularne di nuove. Nella foto di giugno si nota bene invece che i rametti sono belli lignificati e le foglie belle coriacee: a questo stadio stanno facendo già da un po' il loro lavoro di fotosintesi di sostanze nutritive. Oltre al discorso energetico c'è anche il discorso ormonale da tenere presente, e in definitiva, in generale, la fine della primavera è un buon momento per fare le cimature dei nuovi rami spuntati in primavera; giugno infatti è un classico per questo intervento (che garantisce in questo modo la partenza di molte gemme anche arretrate), come anche per eliminare rami di sacrificio eventuali, e anche per la defogliazione (nei pochi casi in cui dovesse essere il caso di farla).


Dunque a giugno del 2012 ho fatto la classica "prima impostazione" di questa piantina, ovvero un intervento di potatura e modellatura con il filo che si fa su un prebonsai per dare la prima impronta di base della futura forma del bonsai.
Questo era l'aspetto della piantina dopo la sola potatura:

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La sola potatura solo in rari casi può essere sufficiente; in questo caso, come nella maggior parte dei casi, era necessario imprimere la giusta forma ai rami e/o tronco con del filo metallico (rame o alluminio). Applicare il filo metallico a una piantina così piccola non sembra ma è davvero un'operazione complicata: oltre alla delicatezza estrema che occorre usare per non danneggiare i rametti, occorre anche un'ottima manualità e precisione, perchè non si ha spazio di manovra, non potendo entrare con le dita in mezzo ai rami.


Ho usato fili del diametro di 1mm e 0.6mm. Poichè era la mia prima esperienza di impostazione di una pianta così piccola, mi ritengo molto soddisfatta. Ecco una foto:
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Come si vede in foto, ho dato la giusta impostazione al primo ramo (quello in basso a sinistra), al secondo ramo (quello a destra), e alla parte superiore del tronchetto (cioè la parte in alto a destra), secondo i canoni di un eretto informale. Ovviamente il moncone in alto a sinistra (che evidenzio con una freccia rossa nella prossima foto) non rientra nel disegno finale e dovrò eliminarlo; l'ho lasciato solo per ancorarci i fili e gli eventuali tiranti:
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Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (1a parte).

Ciao a tutti, vi voglio raccontare la storia di questa piantina: partendo da una piccola talea di olmo cinese sto provando a realizzare un bonsai mame, ovvero di piccole dimensioni: i mame non dovrebbero superare i 10 cm circa di altezza dal nebari e personalmente mi affascinano molto, anche per l'emozione di poter tenere un albero sul palmo di una mano!


A Marzo del 2009 feci una talea con un rametto di una Zelkova nire, perchè il suo movimento mi sembrava interessante.

 

Feci la talea in un bicchiere forato sul fondo riempito di perlite al 100% senza l'uso di ormoni radicanti: interrai il rametto nella perlite per un tratto di circa 3 cm e lo tenni sempre annaffiato con sola acqua, e radicò tranquillamente (le talee di olmo cinese radicano facilmente).

 

Ad Aprile del 2010 la tirai fuori dalla perlite e si presentava così:

come creare un mame da una talea di olm o cinese
La parte che avevo adocchiato come interessante è la sola prima parte del tronchetto, che aveva un buon movimento (in foto non si vede ma era tridimensionale e non una S piatta) come evidenziato in questa foto:
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Per progettare un bonsai (soprattutto di latifoglia) da zero, partendo da una piantina normale, da vivaio o come qui da talea, bisogna prima di tutto pensare alla base e al tronco; tutto quello che c'è oltre non potrà mai far parte del disegno finale, infatti se il tronco è ancora piccolo, i rami presenti ora saranno troppo grandi e quindi inservibili per quando il tronco avrà raggiunto le dimensioni volute. Se invece la pianta è già abbastanza grande, si può valutare anche la dimensione, la partenza e la posizione dei primi rami bassi, che potrebbero essere utili per il disegno finale. Tutto il resto però non bisognerebbe considerarlo proprio, perchè la gran parte della ramificazione presente andrà eliminata e via via ricostruita, il bonsai cioè si costruisce un passo alla volta, partendo dal basso, quindi prima la base e il tronco, poi il primo ramo basso, poi il secondo, e via via i successivi.


Tornando alla piantina, la sistemai in una ciotola da coltivazione, ovvero piuttosto grande rispetto alle sue dimensioni:
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A questo punto la lasciai crescere assolutamente indisturbata, cioè senza potature o legature o altro, per un anno intero. Il mio scopo in questa fase, infatti, era far sviluppare un buon apparato radicale, una buona base, e allargare un po' il tronchetto, e la cosa migliore per fare ciò è la crescita indisturbata, ovviamente con la giusta concimazione. Io concimai questa piantina esattamente come le altre piante in coltivazione più grandi, con un concime bilanciato a titoli non troppo bassi.


A Maggio del 2011, un anno dopo il trapianto in ciotola, la piantina si presentava così, era cresciuta parecchio ma ovviamente in modo completamente disordinato:
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In questa foto si può vedere che il tronchetto poco sopra la base si biforcava in due rami praticamente dello stesso diametro:
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Secondo il mio progetto, il ramo che avevo scelto come prosecuzione del tronco è quello di sinistra, mentre quello di destra era destinato ad essere eliminato completamente. A questo punto dunque applicai la tecnica del "ramo di sacrificio": potai drasticamente il ramo di sinistra, quello appunto prescelto, e durante tutta la stagione lo tenni sempre potato cimandolo più volte, mentre il ramo di destra (il ramo di sacrificio), quello cioè destinato ad essere eliminato, lo lasciai crescere ancora indisturbato per tutto il resto dell'anno.


Nell'inverno 2011-2012 la pianta si presentava quindi così: il rametto di sinistra è quello cimato e potato, il rametto di destra è invece il ramo di sacrificio, e come si può notare, lasciandolo crescere indisturbato, raggiunse un diametro quasi doppio dell'altro:
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La tecnica del "ramo di sacrificio" è una tecnica essenziale e irrinunciabile nella costruzione (ma anche nel mantenimento) di un bonsai. A grandi linee funziona così: si lascia andare indisturbato un ramo (il ramo di sacrificio) in un punto strategico, mentre si tiene potato il resto della vegetazione, in questo modo il ramo che si allunga e si ingrossa liberamente fa ingrossare più velocemente la parte di tronco o ramo che sta prima della sua attaccatura rispetto alla parte che sta dopo. Nel mio caso, il mio ramo di sacrificio ha fatto crescere il diametro del tronchetto dalla base fino al punto di biforcazione, mentre il ramo di sinistra, essendo stato tenuto potato, è cresciuto pochissimo: ho creato così una differenza di diametro tra la base e la parte apicale, ovvero un po' di conicità . Ottenuto il risultato voluto, il ramo di sacrificio, come suggerisce il nome, viene eliminato completamente. Di solito i rami di sacrificio lasciati crescere fin dall'inizio della primavera vengono eliminati completamente a fine Maggio-inizio Giugno; se però l'effetto desiderato non è stato raggiunto, si possono lasciare ancora per eliminarli un anno dopo, alla fine dell'inverno, contemporaneamente alle normali potature.


I rami di sacrificio sono molto utili per far ingrossare un ramo più velocemente di altri e creare conicità , ma sono utili anche per concentrare energie in una specifica parte della pianta in vista di una potatura dalla quale si desideri ottenere numerosi nuovi getti arretrati con il risveglio di più gemme dormienti e avventizie, infine si utilizzano anche in fase di mantenimento di un bonsai per riequilibrare la vigoria (solitamente nei palchi più bassi che tendono a indebolirsi).
A Febbraio del 2012 ho fatto un rinvaso con potatura abbastanza drastica delle radici e della parte aerea.


Prima di tutto ho eliminato completamente il ramo di sacrificio: questo ha ovviamente lasciato una cicatrice sul tronco, ma avevo già previsto che questa sarebbe stata sul retro della pianta. Ho poi potato il ramo di interesse all'essenziale; ecco la foto:
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